L’ipertensione arteriosa (IPA) è una malattia comune che interessa circa il 15-20% della popolazione generale e il cui riscontro occasionale pone il paziente di fronte alla necessità di ulteriori approfondimenti clinico-strumentali.

Ma come si affronta  l’IPA di primo riscontro? Quali sono gli strumenti a disposizione del clinico per inquadrare l’eventuale rischio cardiologico? E quali le terapie?

Negli ultimi anni la classificazione di IPA essenziale (definendosi come secondaria quella derivante da patologie a carico di altri organi) non si basa soltanto sui valori assoluti misurati, ma esprime la QUANTIFICAZIONE del rischio cardiovascolare in rapporto ai valori per arrivare alla probabilità futura di danno d’organo oppure, se questo è già in atto, alla malattia conclamata o ad una sua ricaduta. Tale quantificazione diventa il primo passo per una adeguata scelta terapeutica ed un corretto follow up.

Esaminiamo un caso clinico: F.G. 52 aa, maschio, fumatore (circa 10 sigarette/giorno),consumatore di circa 3-4 caffè al giorno, con nota familiarità per ipertensione arteriosa (fratello), non assume farmaci o alcoolici, pratica vita sedentaria, si presenta per una visita cardiologica per riscontro occasionale di valori pressori elevati (170/110). Durante la visita la PA è risultata elevata in due diverse misurazioni, l’esame obiettivo non ha evidenziato problematiche di rilievo. Il tracciato elettrocardiografico basale era normale.

Ipertensione

Il primo passo è stato quello di consigliare alcuni comportamenti da adottare per cercare di migliorare il proprio stile di vita: ridurre l’ apporto di sodio con la dieta, astenersi dal fumo e dal consumo eccessivo di caffè e di alcool, incrementare attività fisica. Sono stati poi prescritti esami di laboratorio di primo livello (glicemia, colesterolemia totale e frazionata, trigliceridi, uricemia, creatininemia, azotemia, elettroliti, emocromo con formula, esame urine completo) unitamente a test più specifici di secondo livello utili a indagare un’origine secondaria della patologia (misurazione di renina, aldosterone, corticosteroidi, catecolamine).

A distanza di circa 30 gg il paziente è ritornato in ambulatorio portando in visione gli esami che risultavano normali tranne i valori di colesterolemia totale, LDL, HDL e trigliceridemia che erano oltre i limiti superiori. Contestualmente la  misurazione della PA è 180/95 mmHg. A questo punto è stato richiesto un Holter pressorio nelle 24 ore, un ecocardiodoppler trans toracico ed un ecodoppler dei tronchi sovraortici. Il primo esame ha evidenziato valori medi di PA sistolica superiori a 148 e PA diastolica pari ad 87, il secondo un’iniziale presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, mentre l’ultimo è risultato nella norma. A questo punto è stata impostata una terapia farmacologica appropriata con un successivo controllo a 3 mesi che ha evidenziato un calo dei valori pressori.

ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa deve essere considerata come il principale fattore di rischio per patologia cardiovascolare e per quelle malattie che ne accrescono il rischio cardiovascolare.

Per stabilire l’esistenza di ipertensione arteriosa allo scopo di iniziare una terapia farmacologica , il valore soglia deve avere le caratteristiche di flessibilità e deve basarsi sul rischio cardiovascolare totale. Così uno stesso valore pressorio si può considerare elevato e bisognevole di terapia, in presenza di elevato rischio cardiovascolare, oppure accettabile in condizioni di basso rischio, programmando controlli seriati successivi.

La stratificazione del rischio globale consente di individuare quei pazienti a rischio più elevato per i quali sono indispensabili misure preventive e strategie terapeutiche più aggressive.  Questo sarà estremamente utile anche per un’ eventuale scelta di terapia concomitante non antipertensiva (farmaci antiaggreganti, statine). L’obiettivo vero della terapia antipertensiva non può essere identificato nella semplice riduzione dei valori di pressione arteriosa, ma soprattutto nella massima riduzione del rischio cardiovascolare globale.